Parziali: 25-23, 14-19, 17-13, 11-16
OLIMPIA: Cenciarelli 7, Becchetti 12, Corriere 8, Mattiangeli 9, Greco 24, Sabelli, Menei 5, Di Marzio, Le Donne, De Rosa 2, Pisana, Marciani. All. Pistorio
Ci sono partite in cui è difficile stabilire il confine tra i meriti di chi ha vinto e i demeriti di chi ha perso, perché si corre il rischio di svalutare la prestazione di chi alla fine ha tagliato in testa il traguardo o di colpevolizzare troppo chi è uscito sconfitto. Di sicuro, questa sera all’Olimpia sono mancati i punti di giocatori importanti, il peso sotto i tabelloni di De Santis, i minuti di un Becchetti in grande serata ma penalizzato dai falli (inesistente il quinto…), ma soprattutto l’intensità, l’umiltà e la cattiveria che in questi due anni sono stati il vero marchio di fabbrica di questa squadra e che hanno sempre fatto la differenza. Più delle individualità di ragazzi che si stanno imponendo all’attenzione generale. Questa squadra ha sempre aggredito le partite, ha sempre messo alle corde gli avversari con una difesa asfissiante che oggi si è vista solo a tratti, specie nell’ultimo quarto quando proprio grazie alla difesa e al contropiede l’Olimpia è volata a un +9 (massimo vantaggio 67-58 a circa 3 minuti dalla fine) che sembrava l’ennesimo timbro in calce ad una vittoria. Invece, in quel momento è mancato il guizzo, la lucidità, quel killer-istinct che ha consentito a questa squadra di vincere quasi tutto quello che c’era da vincere negli ultimi 18 mesi. E si è spenta la luce. È stato buio totale, come dimostra il parziale finale di 13-0 fatto registrare dall’Alfa Omega che ha vinto proprio di squadra.
Non è da Olimpia prendere 71 punti a partita, considerando che in tutta la stagione solo la Stella Azzurra è riuscita (e solo al ritorno) a superare quota 70. Questo significa che dietro molte cose non hanno funzionato, a partire dai troppi rimbalzi offensivi concessi agli avversari, conquistati di certo non con la forza dei muscoli o dei centimetri, ma con la cattiveria di chi si butta su ogni pallone come se fosse l’ultimo o comunque quello decisivo. Cose da Olimpia, quindi, ma che ha fatto invece l’Alfa Omega. Poi, è chiaro, quando hai due tiratori che racimolano 17 punti complessivi su 33 tentativi, diventa dura per qualsiasi squadra, anche quando hai un Becchetti in grande giornata al tiro (3/5 da 2 e 6/6 ai liberi) e Greco devastante in attacco da tutte le posizioni, con 3 triple e 24 punti finali. Ma non basta, appunto, se non c’è la difesa, quella voglia di sbucciarsi le ginocchia per tuffarsi su ogni pallone, quella voglia di fare un metro in più per andare a caccia piuttosto che un metro indietro per contenere una penetrazione. Si potrebbe andare avanti per ore per sviscerare quello che non è andato, ma sarebbe inutile. Bisogna pensare che cosa si deve fare per correggere nella sfida di ritorno gli errori commessi questa sera e, soprattutto, per ritrovare quel carattere e quella cattiveria che questa volta si sono visti solo a tratti e per troppi pochi minuti. E quando si giocano partite così intense, punto a punto dall’inizio alla fine, ogni errore e ogni pallone lasciato all’avversario costa caro. Di sicuro, però, stavamo peggio un anno fa di questi tempi, dopo aver perso di 12 in casa dell’Eurobasket la finale d’andata. Ma sappiamo tutti com’è andata a finire poi. Basta crederci, basta guardarsi allo specchio e giurare a se stessi di non ricadere più nell’errore. Poi, si può anche perdere, ma senza la scia di rimpianti che ci lasciamo dietro dopo questa partita. Senza nulla togliere al valore di un avversario che, questa volta, ci ha creduto di più!
FORZA OLIMPIA!