Nel 2015 hanno interagito sui social media più di 350 milioni di persone, oltre all’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Nonostante il calo degli spettatori (-37%) durante la scorsa finale, risultato peggiore degli ultimi 20 anni, i ricavi continuano a crescere. Lo scorso anno la NCAA raggiunto la cifra record di 1 miliardo di ricavi da diritti tv e media, vendita dei biglietti, sponsorizzazioni e pubblicità durante gli incontri per le 3 settimane del torneo.
Uno dei contratti più vantaggiosi è quello dei diritti di trasmissione degli incontri. Nel 2010 l’NCAA firmò un accordo per 14 anni con la CBS Sports e Turner Broadcasting, per un totale di 10,8 miliardi di dollari.
L’accordo fu esteso nell’Aprile scorso, per una cifra ulteriore di $8,8 miliardi, che garantirà i diritti del torneo ai due network fino al 2032. In occasione delle partite, 30 secondi di pubblicità sono venduti a circa $1,5 milioni e più di $1,19 miliardi (+4,8%) sono stati guadagnati in questo ambito solo torneo del Marzo 2015.
La spesa totale in pubblicità è raddoppiata in 10 anni, passando dai $479 milioni del 2005 a $1,13 miliardi del 2014, secondo Kantar Media.
La NCAA offre una serie di opportunità di sponsorizzazione per le imprese. Una di esse è l’uso del logo per due paccetti di sponsorship: “corporate partners”, venduta a 10 milioni di dollari, e “champions”, per 30-35 milioni. Queste compagnie hanno anche accesso ai biglietti delle partite e in certi casi con categorie esclusive.
Una porzione degli introiti arriva annualmente dalla vendita dei biglietti. Essi presentano un range di costo vario, fino a 5,7 mila dollari per la finale. Il costo del biglietto medio della finale è di 344 dollari, molto inferiore rispetto ad altri eventi sportivi. Per assistere al Super Bowl, un biglietto costa mediamente 4,8 mila dollari, mentre quello meno costoso delle scorse NBA Finals all’ Oracle Arena è stato venduto a $620.
Una consistente porzione dei guadagni viene distribuita dalla NCAA alle squadre che anno partecipato al torneo. Lo sorso anno, circa $205 milioni sono stati pagati alle confederazioni. La maggior parte della quota divisa tra le Division maggiori e le squadre che sono giocato più turni. I club guadagnano indicativamente $1,67 milioni solo partecipando al torneo, indipendentemente dai risultati. Entrare nel “Round of 16” garantisce 5 milioni di dollari a team, mentre il raggiungimento delle Final Four permette un guadagno di $8,3 milioni. Secondo l’NCAA, solo il 3% dei programmi di basket universitario generale surplus, con una perdita media di 811 mila dollari. Poche università riescono a concludere la stagione in positivo e molto è dovuto agli introiti della March Madness. Nel 2014 Kentucky, sconfitta in finale dai Connecticut Huskies, ha guadagnato $23,7 milioni, contro i 16,2 milioni di spese.
Per molti americani, il “March Madness” inizia a Las Vegas. La città californiana guadagna circa 100 milioni di dollari di media nel mese di Marzo. Nel 2015 è stato stimato che sono stati puntati 9 miliardi di dollari (il doppio dell’ammontare scommesso sul Super Bowl) inclusi i 2,5 miliardi generati da scommesse illegali. Secondo l’American Gaming Association , il numero di BRACKETS completati tenderà ai 70 milioni di dollari e circa 9,2 miliardi verranno spesi nelle scommesse Circa 60 milioni di persone in tutta la nazione hanno effettuato una scommessa, il 10% di loro tra colleghi d’ufficio. Non è un dato da sottovalutare: la March Madness causa una riduzione nella produttività sul posto di lavoro di 2 miliardi di dollari.
Fonte Laura Brambilla sportbusinessmanagement.it