Da piccolo, anche a causa di un corpo particolarmente esile, sviluppa una tecnica di tiro molto goffa che vede la palla partire a due mani dal petto. Sarà papà Dell a smontare e riassemblare da capo quel movimento, rendendolo quello fluido e letale che vediamo oggi.
Nell’allenarsi duramente per imparare a tirare, per circa un mese e mezzo ha anche vergogna di farsi vedere al campetto, preso di mira da chi ha da ridire su quella tecnica strana. Ma Steph lavora, e in pochi mesi tutto cambia e quella palla inizia a lasciare i polpastrelli con una grazia sempre maggiore.
Fino a diventare il più grande tiratore mai visto su questo pianeta.
Al punto da rivoluzionare spaziature, distanze, tattica, attacchi e difese.
Quello che oggi sembra normale qualche anno fa non lo era. È stato Steph a rendere ordinario lo straordinario. E lo ha fatto lavorando duramente. Scordatevi la storia del talento di madre natura, lui fenomeno c’è diventato. Prima tecnicamente, poi lavorando su un corpo che nei primi anni di NBA proprio non voleva regalargli continuità.
Steph, nel giro di pochi anni, esplode e regala una serie di flash che lo rendono immortale.
Spin-move di sinistro, palleggio vivo, torna indietro, Gary Neal lo segue, si rialza, crossover, due palleggi e canestro.
Esitazione, partenza, arretramento, esitazione ancora e tiro della vittoria in faccia ad Humphries, 99-97 vs Boston.
93 pari, 6 secondi al termine, in isolamento contro Marion, partenza verso destra, finta di tiro, il difensore salta, lui indisturbato segna per la vittoria.
Passaggio dietro la testa per la schiacciata di Lee, dietro schiena per l’appoggio di West, perché limitarsi al suo tiro vorrebbe dire voltare le spalle alla sua straordinaria capacità di passare la palla.
120-120, Calderon in marcatura, lato sinistro del campo, Dirk che accenna l’aiuto e lui che si ferma oltre l’arco e ancora, sulla sirena, la vince.
107-102 Pelicans, prima tripla dal centro dopo una finta, seconda tripla (108-105) dall’angolo con il difensore, Davis, in tuffo ad andargli contro.
52 pari, un intero quintetto Clippers a correre in un fazzoletto dietro palleggi tra le gambe e dietro schiena. E poi, nella follia di canotte di LA, tra DeAndre, Hawes e CP3, si gira improvvisamente e lascia andare la tripla più pazza della storia NBA.
Sulla linea di fondo, sempre con il prediletto Paul in marcatura, due volte dietro schiena, destra-sinistra velocissime, per mettere la pointgod a terra e segnare.
27 febbraio 2013, 50 punti e 11 triple al Madison.
6 maggio 2013, 44 punti, 6 triple e 11 assist contro gli Spurs, ai Playoff.
13 aprile 2014, 47 a Portland.
4 febbraio 2015, 51 punti e 10 triple ai Mavs.
9 aprile 2015, 45 punti e 8 triple ancora contro i Blazers.
31 ottobre 2015, 53 punti e 8 triple ai Pelicans.
3 febbraio 2016, 51 + 11 triple ai Wizards. Due settimane più tardi, 51 e 10 triple contro i Magic.
25 febbraio 2016, 51 punti e 10 triple ai Magic.
27 febbraio 2016, 12 triple e buzzer ai Thunder.
7 novembre 2016, 13 triple in una partita e record all-time contro i Pelicans.
27 gennaio 2018, 49 punti contro Boston col tiro della vittoria.
24 ottobre 2018, 51 punti e 11 triple contro Washington.
13 gennaio 2019, 48 punti e 11 triple contro i Mavs.
Primo per triple segnate nel 2013, 2014, 2015, 2016, 2017.
Recordman all-time per triple segnate in una stagione, 402.
Recordman per triple in una gara di Finals, 9.
Recordman per partite di fila con almeno una tripla segnata.
Ci ha abituati alla semplicità di uno step-back a 8 metri dal canestro, al fermarsi 2 palleggi oltre la metà campo, in transizione, segnando. Quello che oggi va di moda, Steph lo fa con disinvoltura da anni.
In quello che probabilmente è stato il momento di maggiore onnipotenza della carriera, sul 118 pari e 3 secondi da giocare, ha ben pensato di fermarsi dopo la metà campo per lasciar andare la tripla più pazza e insensata mai vista su un campo da gioco. L’istantanea, una delle tante, che meglio racchiude la sua sovrumana superiorità.