Chiunque segua un minimo l’NBA sa benissimo che il draft di quest’anno è stato uno dei più carichi di talento dalla classe del 2003, per chi non ricordasse quella di LeBron, Melo, Wade e compagnia. Un draft già segnato dal giorno successivo di quello del 2015, subito dopo la scelta di Towns, già si sapeva che le squadre avrebbero fatto a gara per accaparrarsi la N.1 l’anno successivo, causa il miglior giocatore proveniente dal college dai tempi del King, parliamo di Ben Simmons.

I mesi passano e passano pure gli scouting report che vedono salire e scendere prospetti, Labissiere che dalla 2 è passato alla 28 in un solo mese per dirne uno e dopo delle Finals concluse  con i fiocchi ci si ritrova tutti al Barclays Center di Brooklyn. La 1 e la 2 rispettivamente di Simmons e Ingram erano già scritte… Poi abbiamo Brown e tanti altri talenti blasonati, fino ad arrivare alla scelta 37 dei Milwaukee Bucks che con il draft ci sanno fare, uno su tutti Antetoukumnpo alla 13.

Scelgono Malcom Brogdon da Virginia, Play di 1.96m per 98Kg. Essere scelto al draft può sembrare un sogno per chiunque giochi a basket, ma essere una seconda scelta in una squadra da potenziali playoff significa solo sudare per un contratto al minimo salariale. La storia di Malcom parte dai sobborghi di Atlanta, città che ha prodotto talenti del calibro di Dwight Howard e Josh Smith ormai scomparso in qualche squadra cinese.

Dopo il liceo sceglie Virginia e nel suo ultimo anno entra tra gli all-American. Come dicevo prima la vita di una seconda scelta non è semplice, si parte con la Summer League dove Brogdon prende poco risalto rispetto ai più promettenti rookie, nonostante ciò si fa notare per il suo atletismo e la superba visione di gioco degna dei migliori play, riuscendo ad ottenere quel tanto ambito contratto. Nel training camp coach Kidd decide di spostarlo nel ruolo di guardia con risultati mediocri con un tiro da fuori altalenante. Dopo mesi di duro lavoro arriva finalmente il giorno dell’esordio. Dalla panchina in 21 minuti mette a referto 8 punti 5 rimbalzi e 5 assist, non male per una seconda scelta.

Malcom Brogdon però sale alla ribalta di tutti i tifosi NBA il 15 dicembre dopo due schiacciate mostruose rispettivamente su Kyrie Irving e LeBron James… due nomi a caso.

Tralasciando lo spettacolo che tanto piace a noi da questa parte dell’oceano Malcom ha saputo soddisfare le esigenze di coach Kidd riuscendo ad ottenere quel ruolo di 6 uomo dalla panchina  mettendo in fila ottime prestazioni sia dal punto di vista offensivo che difensivo, vedere la partita del 23 Dicembre dove segna 17 punti e distribuisce 7 assist tirando perfettamente dal campo 7/7. 

Magari può essere una cometa come Carter-Williams di cui pochi ancora si ricordano ma che all’esordio rifilò una tripla doppia, ma secondo me può diventare un ottimo giovane su cui i Bucks possono lavorare da affiancare a Giannis e Parker per riuscire ad arrivare ad un titolo che in tanti a Milwaukee aspettano.